Un villaggio inglese diventa autosufficiente grazie al biogas

Ripubblicazione di un articolo di Mario A. Rosato su Agronotizie

Burocrazia e Nimby a livelli italiani, ma forse con normative più chiare.

Il dibattito politico dell’ultimo mese si è concentrato sulle conseguenze per l’economia italiana dell’embargo internazionale sul gas russo. Malgrado le Linee Guida contenute nella comunicazione della Ce REPowerEU e l’esempio spagnolo di rapida e pragmatica reazione al problema dell’approvvigionamento, l’unica risposta che la politica italiana è stata capace di trovare è stata semplicemente quella di sostituire la dipendenza dalla Russia con la dipendenza da altri Paesi. Fra l’altro, non tutti democratici o politicamente stabili.

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Secondo il presidente del Consorzio Italiano Biogas (Cib), Piero Gattoni, per aumentare del 20% la produzione degli impianti di biogas esistenti basterebbe solo ridurre il carico burocratico. Inoltre, dice Gattoni, il ritardo nell’emanazione di regole più chiare sull’iniezione del biometano in rete ha frenato la costruzione di nuovi impianti, che oggi sarebbe in grado di sostituire il 30% delle importazioni di gas naturale. Un ritardo che ora il Governo tenta di compensare cercando disperatamente alternative all’estero.

Intanto che il Parlamento italiano persevera in discussioni bizantine sulla possibilità di reintrodurre il nucleare o installare più pannelli solari sui tetti per risolvere la crisi energetica, un piccolo paesino inglese ha raggiunto il paradigma dell’economia circolare e l’autosufficienza energetica. South Molton è un villaggio rurale con 4.093 abitanti situato nel Devon, a circa 300 chilometri a Ovest di Londra. L’impianto di biogas Condate (Foto di apertura dell’articolo), collocato a circa 1,5 chilometri dal centro del paese, produce abbastanza elettricità rinnovabile per 2.300 famiglie, e gas per 4.600.

È uno dei vari impianti appartenenti al Gruppo Ixora Energy. È dotato di due cogeneratori da 500 kW e di un sistema di upgrading con capacità fino a 600 m3/h. Assomiglia molto a qualsiasi degli oltre mille impianti esistenti in Italia, eccetto per due dettagli: la scelta progettuale di installare due cogeneratori in parallelo anziché il solito motore da 1 MW, e la produzione simultanea di elettricità e biometano, ancora una rarità nel nostro Paese per colpa delle normative poco chiare.

Grazie al direttore generale, Mr Darren Stockley, il quale gentilmente ci concesse il suo tempo per rispondere alle nostre domande, proponiamo ai nostri lettori un riassunto sullo stato generale della produzione simultanea di elettricità e biometano nel Regno Unito.

Anni fa, in Italia era consentito alimentare i digestori con fino al 100% di colture dedicate, e molti impianti vecchi funzionano ancora con tale dieta. Dopo la revisione della Red II, il limite per i nuovi impianti è stato fissato al 30% del peso totale in alimentazione. Poiché l’Uk non è più soggetto ai regolamenti Eu, quali sono le percentuali di colture dedicate e residui/sottoprodotti nella vostra miscela d’alimentazione?

“I nuovi impianti in Uk devono essere alimentati con almeno il 50% di residui agricoli. I nostri impianti non sono soggetti a tale regola, per cui possiamo operare con miscele contenenti il 20-50% di residui agricoli. Condate lavora con il 20% di residui agricoli. Noi cerchiamo costantemente di identificare nuove fonti di residui agricoli per incrementarne la percentuale nel mix di alimentazione”.

Nella vostra pagina web dice che Ixora Energy paga gli agricoltori locali per il loro letame e sottoprodotti. Calcolate il prezzo in base a misurazioni del Bmp di ogni lotto? O adottate l’approccio tedesco, basato su tabelle di Bmp?

“Paghiamo gli agricoltori in base al contenuto di Ss, Sostanza Secca, delle loro forniture. Abbiamo contratti per l’intera vita dell’impianto (15 anni) ed il prezzo per tonnellata di Sostanza Secca viene aggiornato ogni anno da un esperto indipendente che fa la revisione dei loro costi”.

Restituite gratuitamente il digestato agli agricoltori o glielo fate pagare come fertilizzante?

“Glielo diamo gratuitamente indietro, ma non consentiamo che ci carichino costi di fertilizzanti artificiali nei sottoprodotti che compriamo”.

Come gestite il digestato?

“Separiamo le frazioni solida e liquida. Il solido viene applicato direttamente al suolo. La frazione liquida viene attualmente utilizzata come fertilizzante liquido, ma stiamo lavorando con diverse aziende inglesi ed europee per estrarre e riciclare l’acqua. Questa è un’area per la quale siamo molto interessati a trovare una soluzione”.

Recuperate il calore residuo del cogeneratore e/o la CO2 dal sistema di upgrading per qualche utilizzo?

“Il calore si recupera, ma solo per ridurre l’umidità del digestato. Stiamo valutando diverse opzioni per utilizzare al meglio il calore per colture idroponiche e vertical farming. Stiamo anche modificando i nostri impianti per catturare la CO2 per il suo utilizzo nell’industria alimentare”.

Avete progettato sin dall’inizio l’impianto Condate per la produzione simultanea di elettricità e biometano? O avete iniziato come impianto elettrico per poi aggiungere la produzione di biometano in un secondo momento?

“È stato progettato sin dall’inizio per produzione di elettricità e gas. La produzione di gas è limitata solo dalla misura del gasdotto a servizio della nostra comunità”.

Quali sono le potenze nominali elettrica e di biometano?

“La portata di biometano al gasdotto è di circa 500 m3/h, e la potenza elettrica è 1 MW (dei quali 400 kW rappresentano l’autoconsumo dell’impianto)”.

Le produzioni di elettricità e gas sono simultanee, o il generatore elettrico è spento quando si produce biometano?

“Prima si produce abbastanza elettricità per alimentare l’impianto, poi si massimizza la produzione di gas, poi quella elettrica. Pertanto, la produzione è simultanea.

Quanto tempo avete perso per le procedure burocratiche prima di avere il permesso per iniziare la costruzione e l’operazione?

“Sono passati 12-18 mesi per ottenere i permessi edilizi e quelli ambientali necessari per iniziare la costruzione. Ultimamente questo problema è peggiorato nel Regno Unito, nonostante la necessità di diventare energeticamente autosufficienti”.

Ci sono stati comitati locali di protesta, o diffusione di fake news sul biogas nel tentativo di bloccare il vostro progetto? Come avete risolto il problema?

“Condate non è stato un problema, ma abbiamo altri impianti che subiscono le proteste dei vicini. Questa situazione è peggiorata con l’uso delle reti sociali. Per superare tale problema, tentiamo di invitare quanta più gente possibile a visitare il sito e gli mostriamo che le voci che corrono sugli impianti di biogas non sono corrette. Tentiamo anche di dialogare con i politici locali per mostrare i benefici che l’impianto fornisce all’ambiente”.

Come è organizzata la vendita di elettricità e gas in Inghilterra? Vendete il gas e l’elettricità direttamente alla municipalità o a un distributore che possiede una rete locale? O li iniettate nella rete nazionale?

“Iniettiamo direttamente il gas e l’elettricità nelle reti nazionali. Vendiamo la produzione a imprese energetiche private come BP/Total/EDF, le quali rivendono al consumatore finale”.

Le normative inglesi riconoscono una tariffa premiata rispetto ai prezzi di mercato, o sovvenzionano la costruzione dell’impianto, o riconoscono solo un fisso proporzionale alla potenza nominale dell’impianto?

“Riceviamo un pagamento sovvenzionato basato sulle effettive produzioni di gas ed elettricità. Il pagamento è effettuato mensilmente dal Governo e noi dobbiamo dimostrare le nostre prestazioni ambientali fornendo informazioni dettagliate. Tutto viene regolarmente sottoposto ad accertamenti”.

Riassumendo: la situazione in Inghilterra non sembra poi così diversa da quella Italiana. L’eccesso di regolamentazione sembra essere un problema ricorrente tanto dentro come fuori dall’Ue.

L’Inghilterra beneficia di maggiore flessibilità nell’impiego di colture dedicate per alimentare i digestori e di tempi amministrativi leggermente più brevi, anche se 12-18 mesi non è poi un tempo brevissimo se consideriamo l’urgenza del cambiamento climatico globale. La tecnologia di digestione anaerobica dell’impianto Condate è centroeuropea, come nella maggioranza degli impianti italiani. La logica degli incentivi statali sul biometano e l’elettricità prodotti, così come il modo in cui tali incentivi vengono amministrati, sembrano similari in entrambi i Paesi.

Comparando le statistiche di produzione energetica da biogas su scala nazionale, osserviamo alcune interessanti differenze addizionali sull’evoluzione di entrambi i mercati (Foto 1).

Grafico: Produzione energetica

Foto 1: Dati ufficiali sulla produzione inglese. Dati ufficiali sulla produzione italiana. Fattori di conversione per poter comparare i dati da fonti diverse: 1 TJ = 23,8846 TEP e 1 GWh = 85,9845 TEP

(Clicca sull’immagine per ingrandirla)

Il motivo per il quale l’industria del biogas cresce più velocemente in Uk che in Italia sembra essere la legislazione.

In Italia, il boom del biogas è iniziato anni prima che in Inghilterra, ma le politiche italiane sono rimaste statiche e talvolta alternatamente contraddittorie, per cui il mercato italiano della digestione anaerobica è ancora forte a livello globale, ma stagnante. Nel Regno Unito, il settore si è espanso fra il 2009 ed il 2017 sotto la normativa nota come Renewables Obligation (RO), principale meccanismo di incentivazione ai grandi progetti di energie rinnovabili. A marzo 2017 la RO è finita e la maggior parte della significativa crescita dell’energia prodotta da digestione anaerobica viene attribuita a svariati meccanismi, appositamente progettati per fornire incentivi finanziari sufficienti a ridurre il divario dei costi fra fonti di energia convenzionali e rinnovabili.

Un esempio di questi è il non domestic Renewable Heat Incentive (Rhi, incentivo alla produzione di calore per uso non domestico), il quale prevede pagamenti per incoraggiare la produzione di calore rinnovabile, sia mediante produzione diretta (combustione del biogas in loco) e iniezione di biometano nella rete. In Italia, non esiste alcuna politica di supporto alla combustione diretta per la produzione di calore dal biogas. Gli incentivi per il recupero di calore dai cogeneratori non risultano interessanti per gli investitori e gli impianti in grado di produrre elettricità e biometano sono appena una manciata.

Quindi, deduciamo che i colpevoli della stagnazione dell’industria del biogas in Italia sono la burocrazia e le politiche miopi. Elementare, Watson!

Biogas e indipendenza dal gas russo: la Spagna batterà l’Italia sul tempo?

prototipo di digestore avanzato

Ripubblicazione di un articolo di Mario A. Rosato su Agronotizie.

Il Consiglio dei Ministri spagnolo approva in tempo record le Linee Guida per incentivare il biogas.

Lo scorso 22 marzo il Consiglio dei Ministri spagnolo ha approvato le Linee Guida sullo Sviluppo del Settore Biogas (testo integrale in spagnolo in questa pagina). Una bozza delle stesse era stata sottoposta a consultazione pubblica a settembre 2021, ricevendo diversi suggerimenti dalle associazioni di categoria spagnole che sono stati inclusi nel documento finale.

Il conflitto in Ucraina ed il conseguente aumento dei prezzi dei carburanti fossili ha spinto la Commissione Europea ad una presa di posizione ufficiale con la sua Comunicazione al Parlamento Europeo: REPowerEU: azione europea comune per un’energia più sicura, più sostenibile e a prezzi più accessibili (testi in italiano della Comunicazione e relativi allegati in questa pagina).

Da diversi anni il Governo spagnolo stava tentando di recuperare il ritardo sullo sviluppo delle energie rinnovabili causato dai governi precedenti. La guerra in Ucraina e le spinte europee sono servite a superare di colpo le discussioni ideologiche fra i diversi partiti, trovando un accordo per il bene comune. Ciò dovrebbe essere la normalità in qualsiasi democrazia, ma in un Paese culturalmente molto simile all’Italia un accordo fra partiti basato su criteri scientifici è una rarità che costituisce notizia.

In estrema sintesi, le Linee Guida appena approvate prevedono:

  • Superare i 10,4 TWh, che significa moltiplicare per 3,8 la produzione attuale di biogas entro il 2030 rafforzando l’economia circolare e fermando l’esodo della popolazione rurale mediante la creazione di nuove filiere. Ci si aspetta di evitare l’emissione in atmosfera di circa 2,1 milioni di tonnellate di CO2 equivalente all’anno.
  • Creare un sistema di garanzie d’origine del gas rinnovabile, già in corso, con la possibilità di fissare obiettivi e quote di immissione per sviluppare il mercato.
  • Attivare una linea di aiuti per implementare i progetti di biogas, per un valore di 150 milioni di euro, a carico del Piano di Recupero, Trasformazione e Resilienza (Prtr).

La strategia spagnola non tralascia nessuna matrice potenzialmente fermentescibile né spinge per un modello concreto: scarti agricoli, Forsu e fanghi verranno utilizzati per produrre elettricità, calore industriale o biometano da trazione. È importante osservare come gli spagnoli abbiano incluso nel piano la produzione di calore direttamente da biogas da utilizzare nello stesso impianto di digestione oppure in piccole reti di teleriscaldamento. L’utilizzo termico è il più logico ed economico per il biogas, ma non è mai stato preso in considerazione dal modello produttivo imposto in Europa che vede come uniche opzioni valide la generazione elettrica o l’upgrading a biometano, decisamente più costose e complesse.

Il piano spagnolo per incentivare il biogas include 45 misure divise in cinque linee di azione:

  • Strumenti normativi. Andrà creato un sistema di garanzia d’origine affinché i consumatori possano distinguere se acquistano energia da biogas o da gas naturale. Si prevede la semplificazione delle procedure autorizzative e soprattutto l’omogeneizzazione delle interpretazioni che ne fanno gli enti locali – causa di lungaggini in Spagna come in Italia – in particolare per quanto riguarda la gestione sostenibile del digestato come fertilizzate. Su quest’ultimo punto la lettura del testo lascia intravedere un approccio un po’ gattopardesco: vengono semplicemente elencate le leggi spagnole che contengono più o meno gli stessi vizi ideologici del famigerato Decreto Effluenti e il concetto di “end of waste” – fine dello status giuridico di rifiuto – per non è chiaro quale sarà la semplificazione. Come in Italia, il digestato da fanghi fognari continuerà ad essere escluso dall’utilizzo agricolo.

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  • Strumenti settoriali. Si stabilisce la possibilità di definire obiettivi annuali di volumi di vendita o di consumo di biogas, quote obbligatorie, come si fa ad esempio con i biocarburanti liquidi. Si propone di incentivare la produzione di biogas con lo scopo che sia consumato in situ, ad esempio come calore di processo nell’industria agroalimentare o nel processo di trattamento dei rifiuti, o nelle flotte di veicoli. In ossequio all’ideologia del Green Deal e all’ideologia anti biometano della destra spagnola viene menzionata la possibilità di iniettare biometano in rete o di convertire il biogas in idrogeno, purché si dimostri economicamente viabile.

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  • Strumenti economici. Si propone di dirottare fondi di aiuti già esistenti (programmi nazionali) per finanziare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico del biogas e sfruttare anche il Piano di Recupero, Trasformazione e Resilienza (Prtr). A quanto pare, quest’ultimo prevedeva già azioni di aiuto al comparto del biogas, per cui la sua inclusione nelle nuove Linee Guida sembrerebbe piuttosto un promemoria o una specie di armonizzazione di provvedimenti.
  • Strumenti trasversali. Si cercherà di dare la priorità ai progetti di biogas in zone svantaggiate, di introdurlo nei capitolati di appalti pubblici. Lo studio della tecnologia di digestione anaerobica verrà incluso fra le materie di formazione tecnica. Si organizzeranno campagne di sensibilizzazione dei cittadini per migliorare la qualità della raccolta differenziata dei rifiuti. Si faciliterà la creazione di comunità energetiche rurali e gruppi di lavoro all’interno delle cooperative agricole per facilitare la sua implementazione. Si incentiverà la partecipazione ed il coordinamento di progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea.
  • Impulsare la ricerca e lo sviluppo. Impulsare la ricerca sulle tecniche di riduzione delle emissioni di gas contaminanti che non sono gas di effetto serra, promuovere progetti dimostrativi sull’utilizzo termico del biogas nell’industria e nell’agricoltura o l’innovazione sulle tecnologie di digestione meno mature. Non è chiaro quale sia la relazione del biogas con i “gas contaminanti che non sono di effetto serra”, quali siano tali gas né per quale motivo una parte delle risorse che dovrebbe essere utilizzata per promuovere il biogas andrebbe dirottata su questa piccola nicchia di ricerca. Considerando che circa il 60% della biomassa (vegetale) in alimentazione al digestore esce senza essere digerita, la priorità della ricerca dovrebbe essere aumentare ad ogni costo l’efficienza di digestione.

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Il provvedimento del Governo spagnolo ci fornisce alcuni spunti di riflessione:

  • Nonostante la Spagna sia un Paese meno metanizzato e meno dipendente dal gas russo rispetto all’Italia, l’ideologia “anti biogas” pesa di meno fra i partiti spagnoli. La paura della guerra ha consentito di trovare un accordo in tempi relativamente brevi nonostante l’estrema frammentazione di forze politiche e campanilismi regionali che caratterizzano i nostri cugini iberici.
  • L’atteggiamento istituzionale nei confronti del metano è più pragmatico – per usare un eufemismo – in Spagna che in Italia. Ad esempio, il progetto del rigassificatore nel porto di Mugardos (A Coruña) è stato esonerato dalla Valutazione di Impatto Ambientale (Via). In Italia, invece, l’opposizione al rigassificatore nel porto di Trieste ha dimostrato la miopia ideologica ed il campanilismo che caratterizzano la classe politica italiana: per l’allora presidente regionale Debora Serracchiani “è incompatibile con il Piano Regolatore”; per l’allora ministro Carlo Calenda “non è strategico”; per l’assessore regionale Sara Vito è “sovradimensionato per le necessità della regione”; e per il deputato Aris Prodani la Via andava revocata per una serie di cavilli burocratici. Le ipotesi complottistiche attorno al progetto sono quelle comuni ai “comitati del no” e al M5S. Riportiamo un articolo a titolo di esempio il cui autore si nasconde dietro un nickname.
    In un Paese civile, un’opera della portata di un rigassificatore dovrebbe essere valutata in modo logico e razionale, nell’ottica dell’interesse nazionale di lungo termine. Né con l’atteggiamento complottista campanilista del Friuli Venezia Giulia, ma neanche con un’accettazione acritica come nel progetto galiziano.
  • Il piano spagnolo prende atto e si propone di valorizzare i vantaggi ambientali della digestione anaerobica. L’obiettivo di una parziale autarchia sul metano non è dunque fine a se stesso, ma incluso in un’ottica di economia circolare più ampia. In Italia, invece, troviamo un esempio opposto nella Provincia Autonoma di Trento dove si prevede di metanizzare 47 comuni montani che sarebbero perfettamente autosufficienti con una gestione moderna e razionale delle biomasse boschive.
    Come segnala il presidente della Federazione Italiana Per le Energie Rinnovabili (Fiper), Walter Righini, in un comunicato stampa: “Nel nostro Paese il complesso agroforestale energeticamente programmabile sarebbe in grado, se orientato opportunamente, di evitare l’importazione di almeno 13 miliardi di metri cubi di gas naturale, il tutto con una ricaduta finanziaria molto importante sul sistema economico nazionale. Si tratta, infatti, di un valore pari al 35/40% dell’importazione di gas dalla Russia registrata nel 2021, che oggi si traduce in 27-40 miliardi euro/anno”. Tra i punti sottolineati dal presidente Righini, nel suo intervento, c’è stata anche l’importanza di favorire lo sviluppo del biometano per i trasporti.
  • Per quanto riguarda la questione dei gas di effetto serra è evidente come i politici (e non solo quelli di Roma e Madrid) tirano in ballo l’argomento per difendere le proprie posizioni, senza però avere alcun criterio scientifico di valutazione. Abbiamo già segnalato in altri articoli gli errori concettuali nella dottrina europea dell’idrogeno pulito (Idrogeno da biomasse e Green Deal e Il ritorno del bioidrogeno) e anche quelli dei gruppi politici no biogas (I “comitati del no” ed il vademecum no biogas e biomasse e Quale futuro per le bioenergie nella prossima legislatura?). Il luogo comune è la demonizzazione dell’agricoltura convenzionale e degli allevamenti, colpevoli di emissioni di metano. La realtà inconfutabile è ben diversa. Secondo i dati rilevati dal satellite europeo Ghgsat, lo strumento tecnologicamente più avanzato per l’identificazione delle emissioni di metano in atmosfera, il contributo dell’agricoltura e degli allevamenti è irrilevante. I principali emettitori di metano sono le industrie di estrazione di combustibili fossili (petrolio, gas naturale e carbone), seguite dalle discariche di rifiuti (Foto 1). Le emissioni dell’Europa contano pochissimo nel bilancio globale, il principale emettitore di metano è la Cina, seguita a grande distanza da Usa e Russia (Foto 2).

 

Emissioni di metano in atmosfera per settore merceologico

Foto 1: Emissioni di metano in atmosfera per settore merceologico. Rilevazioni Ghgsat, Rapporto 2021, testi in italiano dell’autore

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Emissioni di metano in atmosfera relative all'industria di estrazione del carbone

Foto 2: Emissioni di metano in atmosfera relative all’industria di estrazione del carbone. Rilevazioni Ghgsat, Rapporto 2021. Quattro miniere in Cina e una a cielo aperto in Kazakhstan emettono circa come tutte le altre miniere di carbone nel resto del Mondo

(Clicca sull’immagine per ingrandirla)

Riflessioni personali dell’autore

L’autarchia era un concetto filosofico politico valido (forse) ai tempi dei filosofi cirenaici, ma risulta utopica per una società industrializzata ed interconnessa come quella del Ventunesimo Secolo. Però, senza cadere nelle illusioni dell’era fascista – pure quelle prive di base logica né scientifica – è innegabile che una certa dose di autosufficienza – basata sui criteri di economia circolare – ed una politica di diversificazione delle risorse – basata sul buon senso – sono fondamentali per garantire la resilienza energetica di una Nazione.
Superando tempestivamente le ideologie di partito per rispondere alla crisi energetica del proprio Paese, la politica spagnola ci ha dato una piccola lezione di pragmatismo. La classe politica italiana, intanto, continua a sprecare tempo dibattendo sulle implicazioni morali ed etiche di fornire o non fornire armi all’Ucraina, o se destinare il 2% del Prodotto Interno Lordo (Pil) alla spesa militare farà arrabbiare il Papa o se il senatore A o il deputato B siano “putiniani”. Secondo il filosofo sabaudo Joseph De Maistre (1753-1821), “Ogni Nazione ha il Governo che si merita”. Ma cosa abbiamo fatto per meritare un Governo di pseudo filosofi crociani per i quali le reazioni emotive contano di più della logica o della scienza?

 

 

Il biometano da letame è più sostenibile dell’idrogeno

Ripubblicazione di un articolo di Mario A. Rosato su Agronotizie

Il Jrc (Joint research centre, Centro comune per la ricerca) è l’istituzione che coordina la comunità scientifica europea ed elabora i rapporti tecnico-scientifici sui quali il Parlamento europeo dovrebbe poi definire le sue politiche di sviluppo. L’ultimo studio in materia di efficienza energetica ed emissioni di CO2 nel settore dei trasporti è stato pubblicato a fine settembre 2020. Si tratta di un lavoro analitico colossale, che include oltre 1.500 combinazioni di vettori energetici e tecnologie di produzione e conversione.

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Il biometano liquefatto e gli impianti agricoli

Molto si è parlato del biometano immesso nella rete del gas naturale, anche nei webinar organizzati da Agroenergia. Certamente importanti operatori del settore rifiuti hanno tracciato il solco dello sviluppo di questo settore, non solo al centro-nord ma anche al Sud, seppure finora in misura finora ridotta rispetto alle necessità di utilizzo  in autotrazione, ma con buone prospettive a breve termine e ancora più interessanti nel caso venga modificato il decreto di riferimento del 2018 per favorire la riconversione degli impianti agrozootecnici.

L’abbinamento del biometano prodotto dalla fermentazione della frazione organica si inserisce in maniera ottimale nella circolarità dell’economia se tale prodotto viene autoconsumato da una flotta di mezzi a metano addetti alla raccolta differenziata o di servizio oppure alimenta una flotta di autobus urbani: tutti mezzi che usano il CNG – gas compresso a più di 200 bar.

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Lo stato degli impianti di biometano in Italia: alcune considerazioni in vista di un nuovo decreto

Questo articolo si propone di esaminare lo stato di sviluppo del biometano in Italia, oggetto di 3 seminari on line, tra ottobre e novembre 2020, riprendendo alcuni ragionamenti fatti con Snam e Federmetano, in questa occasione. A oltre due anni dall’entrata in vigore del secondo decreto e a sette dal primo, i cui effetti erano stati pressoché nulli.

Certamente, in tutto questo tempo, il mercato ha preso piena conoscenza della realtà del biometano come importante e sostenibile fonte energetica, e sono molti i nuovi soggetti economici entrati in questo settore, la cui importanza è stata pienamente valorizzata da Snam, il maggiore operatore nazionale della rete gas.

Con il secondo decreto sul biometano, il legislatore ha fatto tesoro delle lezioni apprese con il primo, già a partire dal metodo. Il decreto è infatti nato al termine di sei mesi di concertazione con gli operatori interessati e presenta un’impostazione coerente e ben articolata, concentrata, secondo una logica condivisibile, sulla priorità alla destinazione ad autotrazione, alla luce del ritardo di questo comparto, rispetto agli altri settori delle energie rinnovabili, e senza dimenticarsi del punto di forza della filiera industriale nazionale nell’autotrazione a gas naturale.

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La selezione dell’inoculo per l’impianto di biogas – III Parte

Easy Methane Lab

Ad ogni sottoprodotto il suo digestato!

Ripubblicazione di un articolo di Mario A. Rosato su Agronotizie

Nella I Parte di questo articolo abbiamo spiegato il funzionamento di un impianto di digestione anaerobica comparandolo con un “allevamento di batteri”. Per il buon funzionamento di un impianto di biogas il suo gestore deve saper sceglie l’inoculo in funzione dei sottoprodotti con cui verrà alimentato il digestore, così come un allevatore sceglie la razza da allevare a seconda dello scopo aziendale, ad esempio bovine da latte o da carne. Al margine della verifica dell’attività metanogenica (Sma) – spiegata nella II Parte di questo articolo – è importante verificare la capacità dell’inoculo di degradare matrici organiche complesse, quali cellulosa, proteine e grassi.

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Come selezionare l’inoculo per l’impianto di biogas – II Parte

BRS bioprocess control

L’Attività metanogenica specifica (SMA): realizzazione ed interpretazione dei risultati della prova.

Ripubblicazione di un articolo di Mario A. Rosato su Agronotizie

Nella I Parte di questo articolo abbiamo illustrato come si misura l’attività biologica di un inoculo introducendo una certa quantità di substrato di riferimento in un reattore di prova e verificando che per ogni grammo di COD (Domanda chimica di ossigeno) vengano prodotti almeno 350 Ncm3 di metano.

Analizziamo in questa II Parte dell’articolo le peculiarità della prova di Attività Metanogenica Specifica (SMA).

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Come selezionare l’inoculo per l’impianto di biogas – I Parte

AMPTS LIGHT

L’Attività metanogenica specifica (SMA): una prova utilissima ma ancora da normalizzare. Ripubblicazione di un articolo di Mario A. Rosato su Agronotizie

“Spesso dico che quando puoi misurare ciò di cui stai parlando, ed esprimerlo in numeri, allora sai qualcosa di esso; ma se non riesci a misurarlo, se non riesci ad esprimerlo in numeri, la tua conoscenza è magra ed insoddisfacente; essa può essere l’inizio della conoscenza, ma non ti avrà consentito, nella tua mente, di avanzare nel progresso della scienza, qualunque sia la disciplina”.
  William Thomson, I Barone di Kelvin (Lezione su “Unità di misura elettriche”, 3 maggio 1883)

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L’autogestione biologica dell’impianto di biogas

eudiometro

Ripubblicazione di un articolo di Mario A. Rosato su Agronotizie

Gestire in modo ottimale un impianto a biogas vuol dire diventare “allevatore di batteri”.
Al pari degli animali d’allevamento, i batteri rendono il massimo se vengono mantenuti in condizioni per loro ottimali, per cui risulta fondamentale monitorare i diversi aspetti che incidono sul funzionamento dell’intero sistema anaerobico. È noto a tutti che i diversi costruttori e alcuni laboratori indipendenti, offrono il servizio di assistenza biologica.
Tipicamente tutti questi servizi hanno un punto debole: i risultati non vengono forniti in tempo reale. Inoltre, le analisi fornite, in genere riguardano solo la dinamica del processo di degradazione anaerobica, ma non la verifica della qualità della biomassa – insilati o sottoprodotti che siano – con la quale viene alimentato l’impianto.

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Idrogeno da biomasse e Green Deal: È possibile eludere le Leggi della termodinamica con una direttiva CE?

Ripubblicazione di un articolo di Mario A. Rosato su Agronotizie.

L’European Green Deal (testo in italiano in questa pagina), fortemente voluto dall’amministrazione Von der Leyen, è il manifesto che la classe politica europea propone come ricetta per:

“… costruire un’Europa nella quale non ci sarà inquinamento locale, né perdita di biodiversità, né impatto globale sul clima, né povertà energetica, le imprese saranno competitive, la società giusta e prospera, e nessuno verrà lasciato indietro”.

Letto con spirito critico, puramente tecnico e privo di faziosità ideologica, il documento sembra più una lista di desideri utopici che una vera e propria linea guida, perché mancano le azioni concrete per raggiungere gli obiettivi prefissati. Il contenuto include diverse affermazioni non supportate da prova alcuna, come ad esempio:
“La rapida diminuzione del costo delle energie rinnovabili, unita a una migliore definizione delle politiche di sostegno, ha già ridotto l’impatto delle energie rinnovabili sulle bollette energetiche delle famiglie” (sic).

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