Last Updated on 07/05/2022 by Mario A. Rosato
Ripubblicazione di un articolo di Mario A. Rosato su Agronotizie
Burocrazia e Nimby a livelli italiani, ma forse con normative più chiare.
Il dibattito politico dell’ultimo mese si è concentrato sulle conseguenze per l’economia italiana dell’embargo internazionale sul gas russo. Malgrado le Linee Guida contenute nella comunicazione della Ce REPowerEU e l’esempio spagnolo di rapida e pragmatica reazione al problema dell’approvvigionamento, l’unica risposta che la politica italiana è stata capace di trovare è stata semplicemente quella di sostituire la dipendenza dalla Russia con la dipendenza da altri Paesi. Fra l’altro, non tutti democratici o politicamente stabili.
Leggi anche
Biogas e indipendenza dal gas russo: la Spagna batterà l’Italia sul tempo?
Secondo il presidente del Consorzio Italiano Biogas (Cib), Piero Gattoni, per aumentare del 20% la produzione degli impianti di biogas esistenti basterebbe solo ridurre il carico burocratico. Inoltre, dice Gattoni, il ritardo nell’emanazione di regole più chiare sull’iniezione del biometano in rete ha frenato la costruzione di nuovi impianti, che oggi sarebbe in grado di sostituire il 30% delle importazioni di gas naturale. Un ritardo che ora il Governo tenta di compensare cercando disperatamente alternative all’estero.
Intanto che il Parlamento italiano persevera in discussioni bizantine sulla possibilità di reintrodurre il nucleare o installare più pannelli solari sui tetti per risolvere la crisi energetica, un piccolo paesino inglese ha raggiunto il paradigma dell’economia circolare e l’autosufficienza energetica. South Molton è un villaggio rurale con 4.093 abitanti situato nel Devon, a circa 300 chilometri a Ovest di Londra. L’impianto di biogas Condate (Foto di apertura dell’articolo), collocato a circa 1,5 chilometri dal centro del paese, produce abbastanza elettricità rinnovabile per 2.300 famiglie, e gas per 4.600.
È uno dei vari impianti appartenenti al Gruppo Ixora Energy. È dotato di due cogeneratori da 500 kW e di un sistema di upgrading con capacità fino a 600 m3/h. Assomiglia molto a qualsiasi degli oltre mille impianti esistenti in Italia, eccetto per due dettagli: la scelta progettuale di installare due cogeneratori in parallelo anziché il solito motore da 1 MW, e la produzione simultanea di elettricità e biometano, ancora una rarità nel nostro Paese per colpa delle normative poco chiare.
Grazie al direttore generale, Mr Darren Stockley, il quale gentilmente ci concesse il suo tempo per rispondere alle nostre domande, proponiamo ai nostri lettori un riassunto sullo stato generale della produzione simultanea di elettricità e biometano nel Regno Unito.
Anni fa, in Italia era consentito alimentare i digestori con fino al 100% di colture dedicate, e molti impianti vecchi funzionano ancora con tale dieta. Dopo la revisione della Red II, il limite per i nuovi impianti è stato fissato al 30% del peso totale in alimentazione. Poiché l’Uk non è più soggetto ai regolamenti Eu, quali sono le percentuali di colture dedicate e residui/sottoprodotti nella vostra miscela d’alimentazione?
“I nuovi impianti in Uk devono essere alimentati con almeno il 50% di residui agricoli. I nostri impianti non sono soggetti a tale regola, per cui possiamo operare con miscele contenenti il 20-50% di residui agricoli. Condate lavora con il 20% di residui agricoli. Noi cerchiamo costantemente di identificare nuove fonti di residui agricoli per incrementarne la percentuale nel mix di alimentazione”.
Nella vostra pagina web dice che Ixora Energy paga gli agricoltori locali per il loro letame e sottoprodotti. Calcolate il prezzo in base a misurazioni del Bmp di ogni lotto? O adottate l’approccio tedesco, basato su tabelle di Bmp?
“Paghiamo gli agricoltori in base al contenuto di Ss, Sostanza Secca, delle loro forniture. Abbiamo contratti per l’intera vita dell’impianto (15 anni) ed il prezzo per tonnellata di Sostanza Secca viene aggiornato ogni anno da un esperto indipendente che fa la revisione dei loro costi”.
Restituite gratuitamente il digestato agli agricoltori o glielo fate pagare come fertilizzante?
“Glielo diamo gratuitamente indietro, ma non consentiamo che ci carichino costi di fertilizzanti artificiali nei sottoprodotti che compriamo”.
Come gestite il digestato?
“Separiamo le frazioni solida e liquida. Il solido viene applicato direttamente al suolo. La frazione liquida viene attualmente utilizzata come fertilizzante liquido, ma stiamo lavorando con diverse aziende inglesi ed europee per estrarre e riciclare l’acqua. Questa è un’area per la quale siamo molto interessati a trovare una soluzione”.
Recuperate il calore residuo del cogeneratore e/o la CO2 dal sistema di upgrading per qualche utilizzo?
“Il calore si recupera, ma solo per ridurre l’umidità del digestato. Stiamo valutando diverse opzioni per utilizzare al meglio il calore per colture idroponiche e vertical farming. Stiamo anche modificando i nostri impianti per catturare la CO2 per il suo utilizzo nell’industria alimentare”.
Avete progettato sin dall’inizio l’impianto Condate per la produzione simultanea di elettricità e biometano? O avete iniziato come impianto elettrico per poi aggiungere la produzione di biometano in un secondo momento?
“È stato progettato sin dall’inizio per produzione di elettricità e gas. La produzione di gas è limitata solo dalla misura del gasdotto a servizio della nostra comunità”.
Quali sono le potenze nominali elettrica e di biometano?
“La portata di biometano al gasdotto è di circa 500 m3/h, e la potenza elettrica è 1 MW (dei quali 400 kW rappresentano l’autoconsumo dell’impianto)”.
Le produzioni di elettricità e gas sono simultanee, o il generatore elettrico è spento quando si produce biometano?
“Prima si produce abbastanza elettricità per alimentare l’impianto, poi si massimizza la produzione di gas, poi quella elettrica. Pertanto, la produzione è simultanea“.
Quanto tempo avete perso per le procedure burocratiche prima di avere il permesso per iniziare la costruzione e l’operazione?
“Sono passati 12-18 mesi per ottenere i permessi edilizi e quelli ambientali necessari per iniziare la costruzione. Ultimamente questo problema è peggiorato nel Regno Unito, nonostante la necessità di diventare energeticamente autosufficienti”.
Ci sono stati comitati locali di protesta, o diffusione di fake news sul biogas nel tentativo di bloccare il vostro progetto? Come avete risolto il problema?
“Condate non è stato un problema, ma abbiamo altri impianti che subiscono le proteste dei vicini. Questa situazione è peggiorata con l’uso delle reti sociali. Per superare tale problema, tentiamo di invitare quanta più gente possibile a visitare il sito e gli mostriamo che le voci che corrono sugli impianti di biogas non sono corrette. Tentiamo anche di dialogare con i politici locali per mostrare i benefici che l’impianto fornisce all’ambiente”.
Come è organizzata la vendita di elettricità e gas in Inghilterra? Vendete il gas e l’elettricità direttamente alla municipalità o a un distributore che possiede una rete locale? O li iniettate nella rete nazionale?
“Iniettiamo direttamente il gas e l’elettricità nelle reti nazionali. Vendiamo la produzione a imprese energetiche private come BP/Total/EDF, le quali rivendono al consumatore finale”.
Le normative inglesi riconoscono una tariffa premiata rispetto ai prezzi di mercato, o sovvenzionano la costruzione dell’impianto, o riconoscono solo un fisso proporzionale alla potenza nominale dell’impianto?
“Riceviamo un pagamento sovvenzionato basato sulle effettive produzioni di gas ed elettricità. Il pagamento è effettuato mensilmente dal Governo e noi dobbiamo dimostrare le nostre prestazioni ambientali fornendo informazioni dettagliate. Tutto viene regolarmente sottoposto ad accertamenti”.
Riassumendo: la situazione in Inghilterra non sembra poi così diversa da quella Italiana. L’eccesso di regolamentazione sembra essere un problema ricorrente tanto dentro come fuori dall’Ue.
L’Inghilterra beneficia di maggiore flessibilità nell’impiego di colture dedicate per alimentare i digestori e di tempi amministrativi leggermente più brevi, anche se 12-18 mesi non è poi un tempo brevissimo se consideriamo l’urgenza del cambiamento climatico globale. La tecnologia di digestione anaerobica dell’impianto Condate è centroeuropea, come nella maggioranza degli impianti italiani. La logica degli incentivi statali sul biometano e l’elettricità prodotti, così come il modo in cui tali incentivi vengono amministrati, sembrano similari in entrambi i Paesi.
Comparando le statistiche di produzione energetica da biogas su scala nazionale, osserviamo alcune interessanti differenze addizionali sull’evoluzione di entrambi i mercati (Foto 1).
Foto 1: Dati ufficiali sulla produzione inglese. Dati ufficiali sulla produzione italiana. Fattori di conversione per poter comparare i dati da fonti diverse: 1 TJ = 23,8846 TEP e 1 GWh = 85,9845 TEP
(Clicca sull’immagine per ingrandirla)
Il motivo per il quale l’industria del biogas cresce più velocemente in Uk che in Italia sembra essere la legislazione.
In Italia, il boom del biogas è iniziato anni prima che in Inghilterra, ma le politiche italiane sono rimaste statiche e talvolta alternatamente contraddittorie, per cui il mercato italiano della digestione anaerobica è ancora forte a livello globale, ma stagnante. Nel Regno Unito, il settore si è espanso fra il 2009 ed il 2017 sotto la normativa nota come Renewables Obligation (RO), principale meccanismo di incentivazione ai grandi progetti di energie rinnovabili. A marzo 2017 la RO è finita e la maggior parte della significativa crescita dell’energia prodotta da digestione anaerobica viene attribuita a svariati meccanismi, appositamente progettati per fornire incentivi finanziari sufficienti a ridurre il divario dei costi fra fonti di energia convenzionali e rinnovabili.
Un esempio di questi è il non domestic Renewable Heat Incentive (Rhi, incentivo alla produzione di calore per uso non domestico), il quale prevede pagamenti per incoraggiare la produzione di calore rinnovabile, sia mediante produzione diretta (combustione del biogas in loco) e iniezione di biometano nella rete. In Italia, non esiste alcuna politica di supporto alla combustione diretta per la produzione di calore dal biogas. Gli incentivi per il recupero di calore dai cogeneratori non risultano interessanti per gli investitori e gli impianti in grado di produrre elettricità e biometano sono appena una manciata.
Quindi, deduciamo che i colpevoli della stagnazione dell’industria del biogas in Italia sono la burocrazia e le politiche miopi. Elementare, Watson!