Il Jrc (Joint research centre, Centro comune per la ricerca) è l’istituzione che coordina la comunità scientifica europea ed elabora i rapporti tecnico-scientifici sui quali il Parlamento europeo dovrebbe poi definire le sue politiche di sviluppo. L’ultimo studio in materia di efficienza energetica ed emissioni di CO2 nel settore dei trasporti è stato pubblicato a fine settembre 2020. Si tratta di un lavoro analitico colossale, che include oltre 1.500 combinazioni di vettori energetici e tecnologie di produzione e conversione.
Questo articolo si propone di esaminare lo stato di sviluppo del biometano in Italia, oggetto di3 seminari on line, tra ottobre e novembre 2020, riprendendo alcuni ragionamenti fatti con Snam e Federmetano, in questa occasione. A oltre due anni dall’entrata in vigore del secondo decreto e a sette dal primo, i cui effetti erano stati pressoché nulli.
Certamente, in tutto questo tempo, il mercato ha preso piena conoscenza della realtà del biometano come importante e sostenibile fonte energetica, e sono molti i nuovi soggetti economici entrati in questo settore, la cui importanza è stata pienamente valorizzata da Snam, il maggiore operatore nazionale della rete gas.
Con il secondo decreto sul biometano, il legislatore ha fatto tesoro delle lezioni apprese con il primo, già a partire dal metodo. Il decreto è infatti nato al termine di sei mesi di concertazione con gli operatori interessati e presenta un’impostazione coerente e ben articolata, concentrata, secondo una logica condivisibile, sulla priorità alla destinazione ad autotrazione, alla luce del ritardo di questo comparto, rispetto agli altri settori delle energie rinnovabili, e senza dimenticarsi del punto di forza della filiera industriale nazionale nell’autotrazione a gas naturale.